Cari amici, care compagne,
come certamente sapete le
primarie per la scelta dei parlamentari del Partito Democratico, alle quali
sono candidato, si svolgeranno il prossimo sabato 29 dicembre, dalle 8 alle 21.
In questa seconda lettera non
torno su un
bilancio del mio lavoro nella scorsa legislatura. Le cose essenziali le
potete trovare sul sito o su quello della Commissione diritti umani del Senato.
Scrivo invece per dire due cose che riguardano non il passato ma il
futuro.
La prima è che nella nuova
legislatura sarà possibile, da un ruolo di governo e non più di opposizione,
realizzare alcuni dei principali obbiettivi che in questi anni ho contribuito a
discutere e mettere a punto:
- il riconoscimento della cittadinanza per i minori nati e cresciuti in Italia, una nuova strategia per rifugiati e richiedenti asilo, l’introduzione e la sperimentazione del permesso di soggiorno per ricerca di lavoro che è una via per contrastare l’irregolarità dell’immigrazione;
- un piano per intervenire concretamente sulla condizione di Rom e Sinti, combattendo pregiudizi e discriminazione, superando gradualmente l’esperienza dei campi, partendo da quelli più degradati e investendo sulle donne e soprattutto sui bambini che sono tanta parte di quelle comunità;
- una politica che affronti le cause del sovraffollamento carcerario, che consideri il carcere come una soluzione da adottare solo quando non siano possibili pene alternative, che intervenga subito su quelle leggi che hanno aggravato il sovraffollamento (ex Cirielli sulla recidiva, Fini Giovanardi sulle tossicodipendenze, Bossi Fini e Maroni sull’immigrazione), che introduca finalmente nel Codice Penale il reato di tortura, che istituisca quell’Autorità indipendente che può contribuire a tutelare e promuovere i diritti umani.
E’ mettendosi in regola a casa
propria che l’Italia può ambire a svolgere un ruolo in Europa e nel mondo,
facendo dei diritti umani e del sostegno a quanti si battono per la libertà e
la democrazia l’asse di una nuova politica estera, che non sia più la
Cenerentola che è diventata in questi anni.
La seconda cosa riguarda la
politica. Per rivendicare legittimamente il suo ruolo di guida la politica deve
cambiare. E anche noi dobbiamo cambiare.
Considero le primarie un passo
nella giusta direzione ma solo un primo passo.
C’è un aspetto istituzionale:
superamento dell’attuale bicameralismo e riduzione del numero dei parlamentari,
una nuova legge elettorale basata su collegi uninominali e doppio turno, un
trattamento economico allineato sugli standard europei, una legge che
stabilisca per i partiti obblighi di democrazia e trasparenza, la disciplina del conflitto di interessi.
Ma altrettanto importante è un
aspetto culturale: se i tecnici sono potuti apparire come l’alternativa necessaria alla democrazia
dei partiti è anche perché si è quasi completamente perduto in questi lunghi
anni il rapporto tra politica e cultura. Ricostruire questo rapporto è una
delle condizioni per ridare alla politica un ruolo e per farla tornare ad
essere una funzione utile e rispettata. Torino, la Torino di Gramsci, di Bobbio
e di Foa, la Torino dei liberali e dei
cattolici democratici, la Torino che è stata e può continuare ad essere una
delle capitali europee della democrazia, ha sempre portato questo contributo
alla politica nazionale.
Anche su questo piano credo di
poter fare qualcosa: è stato in fondo questo stare a cavallo tra politica e
cultura uno dei profili della mia vita politica, sia nella vita e nel lavoro
sindacale, sia nei lunghi anni alla guida dei DS del Piemonte. Un progetto come
quello di Biennale Democrazia ne è una concreta testimonianza. La ricostruzione
di una rappresentanza deve naturalmente guardare al mondo degli interessi e
alla realtà dei territori: ma questi mondi, che pure sono necessari, sono insufficienti
a ridisegnare una politica di qualità.
Sono alcune delle ragioni per le quali mi propongo per un nuovo mandato e chiedo un
voto sabato prossimo.
La mia seconda preferenza sarà
per una donna, Magda Negri, con la
quale ho lavorato in questi anni e per la quale nutro stima e affetto.
Di lei ha detto Dino Sanlorenzo, già Presidente del Consiglio regionale del
Piemonte:
“Conosco Magda da tanti anni, da quando era una ragazza
ed eravamo entrambi a Novara. So tutta la strada che ha fatto nella sua vita
politica. Come Miriam Mafai, ha avuto la vocazione alla politica. Ha insegnato
a tanti giovani a intraprendere il cammino dell'impegno e ha rappresentato
sempre una garanzia di lealtà di onestà e di coerenza politica anche quando
essere chiamati riformisti era quasi come essere chiamati traditori.”