venerdì 28 dicembre 2012

Perché mi candido alle primarie - 2




Cari  amici, care compagne,
come certamente sapete le primarie per la scelta dei parlamentari del Partito Democratico, alle quali sono candidato, si svolgeranno il prossimo sabato 29 dicembre, dalle 8 alle 21.
In questa seconda lettera non torno su un bilancio del mio lavoro nella scorsa legislatura. Le cose essenziali le potete trovare sul sito o su quello della Commissione diritti umani del Senato.

Scrivo invece per dire due  cose che riguardano non il passato ma il futuro.


La prima è che nella nuova legislatura sarà possibile, da un ruolo di governo e non più di opposizione, realizzare alcuni dei principali obbiettivi che in questi anni ho contribuito a discutere e mettere a punto:

  • il riconoscimento della cittadinanza per i minori nati e cresciuti in Italia, una nuova strategia per  rifugiati e richiedenti asilo, l’introduzione e la sperimentazione del permesso di soggiorno per ricerca di lavoro che è una via per contrastare l’irregolarità dell’immigrazione;
  • un piano per intervenire concretamente sulla condizione di Rom e Sinti, combattendo pregiudizi e discriminazione, superando gradualmente l’esperienza dei  campi, partendo da quelli più degradati e investendo sulle donne e soprattutto sui bambini che sono tanta parte di quelle comunità;
  • una politica che affronti le cause del sovraffollamento carcerario, che consideri il carcere come una soluzione da adottare solo quando non siano possibili pene alternative, che intervenga subito su quelle leggi che hanno aggravato il sovraffollamento (ex Cirielli sulla recidiva, Fini Giovanardi sulle tossicodipendenze, Bossi Fini e Maroni sull’immigrazione), che introduca finalmente nel Codice Penale il reato di tortura, che istituisca quell’Autorità indipendente che può contribuire a tutelare e promuovere i diritti umani.
E’ mettendosi in regola a casa propria che l’Italia può ambire a svolgere un ruolo in Europa e nel mondo, facendo dei diritti umani e del sostegno a quanti si battono per la libertà e la democrazia l’asse di una nuova politica estera, che non sia più la Cenerentola che è diventata in questi anni.

La seconda cosa riguarda la politica. Per rivendicare legittimamente il suo ruolo di guida la politica deve cambiare. E anche noi dobbiamo cambiare.

Considero le primarie un passo nella giusta direzione ma solo un primo passo.
C’è un aspetto istituzionale: superamento dell’attuale bicameralismo e riduzione del numero dei parlamentari, una nuova legge elettorale basata su collegi uninominali e doppio turno, un trattamento economico allineato sugli standard europei, una legge che stabilisca per i partiti obblighi di democrazia e trasparenza,  la disciplina del conflitto di interessi.

Ma altrettanto importante è un aspetto culturale: se i tecnici sono potuti apparire  come l’alternativa necessaria alla democrazia dei partiti è anche perché si è quasi completamente perduto in questi lunghi anni il rapporto tra politica e cultura. Ricostruire questo rapporto è una delle condizioni per ridare alla politica un ruolo e per farla tornare ad essere una funzione utile e rispettata. Torino, la Torino di Gramsci, di Bobbio e  di Foa, la Torino dei liberali e dei cattolici democratici, la Torino che è stata e può continuare ad essere una delle capitali europee della democrazia, ha sempre portato questo contributo alla politica nazionale.

Anche su questo piano credo di poter fare qualcosa: è stato in fondo questo stare a cavallo tra politica e cultura uno dei profili della mia vita politica, sia nella vita e nel lavoro sindacale, sia nei lunghi anni alla guida dei DS del Piemonte. Un progetto come quello di Biennale Democrazia ne è una concreta testimonianza. La ricostruzione di una rappresentanza deve naturalmente guardare al mondo degli interessi e alla realtà dei territori: ma questi mondi, che pure sono necessari, sono insufficienti a ridisegnare una politica di qualità.
Sono alcune delle  ragioni per le quali  mi propongo per un nuovo mandato e chiedo un voto sabato prossimo.

La mia seconda preferenza sarà per una donna, Magda Negri, con la quale ho lavorato in questi anni e per la quale nutro stima e affetto.

Di lei ha detto Dino Sanlorenzo,  già Presidente del Consiglio regionale del Piemonte: 
“Conosco Magda da tanti anni, da quando era una ragazza ed eravamo entrambi a Novara. So tutta la strada che ha fatto nella sua vita politica. Come Miriam Mafai, ha avuto la vocazione alla politica. Ha insegnato a tanti giovani a intraprendere il cammino dell'impegno e ha rappresentato sempre una garanzia di lealtà di onestà e di coerenza politica anche quando essere chiamati riformisti era quasi come essere chiamati traditori.”